"Fantasmi senza gloria" Alessandro Cheula | ||
per ascoltare l'elzeviro... voce narrante Jolanda Barbieri Nappi | ||
Il progetto “Castelli, fantasmi, leggende” dell’artista bresciano
FANTASMI SENZA GLORIA
LA MUTANTE ANTIMATERIA DI CANGIANTI ULTRACORPI
I “BUCHI BIANCHI” DELL’UNIVERSO INTIMO
SALVATORE ATTANASIO, UN “GHOSTBUSTER” DEL NOSTRO TEMPO
DAL “FANTASMA DELL’OPERA”AI FANTASMI NELL’OPERA
OMBRE NELLA POESIA, ORME NELLA FOTOGRAFIA
MITI E LEGGENDE: ATAVICI RITI DI ARCAICHE RADICI E ALCHEMICHE MATRICI
Il fantasma del castello non come un alieno ostile o una presenza inquietante ma quale aleggiante “genius loci” che soccorre, difende e protegge i suoi discendenti. Come la “Dama bianca” del castello Salvadego di Padernello (restituito all’avita beltà dall’infaticabile impegno di Gian Mario Andrico) furtiva evanescenza di una fugace ma perpetua ricorrenza. Perpetua perché i fantasmi sono eterni, sopravvivono anche alle pietre tra cui ha avuto origine la loro leggenda. Tanto che possiamo dire che, come il mito si addice a un castello, il fantasma si addice ad entrambi. Per questo sono mitici e magici, fiabeschi e fatati.
MOSTRA ITINERANTE
Salvatore Attanasio, ideatore della mostra itinerante “Castelli, fantasmi, leggende” che da ottobre 2020 alla fine del 2023 sarà ospitata nei castelli lombardi, in Scozia troverebbe consensi e sponsores. Nella patria dei fantasmi, dove ogni castello avito ne ha adottato uno che, accanto allo stemma araldico, lo rappresenta non solo nei libri di storia ma pure nelle guide turistiche, Attanasio sarebbe un personaggio di successo, un artista conteso dai discendenti delle nobili famiglie che vantano tra i loro avi non solo santi, eroi, poeti o navigatori ma anche benigne presenze immateriali o rarefatte dissolvenze virtuali. La mostra itinerante che porterà in ciascuno dei castelli ospitanti delle provincie lombarde 15 immagini in chiaroscuro relative a fantasmi di altrettanti manieri medioevali – presenze riferite a personaggi realmente vissuti o tramandati da leggende nel corso dei secoli – non è un espediente da seduta spiritica per evocare anime inquiete dall’aldilà, bensì un pretesto per ridare calore e colore alle dimore nobiliari tramite la rievocazione dei protagonisti realmente vissuti di leggende locali.
PER LE ANTICHE SCALE, PER LE AUSTERE STANZE
SONNAMBULE APPARENZE, “FUNAMBOLE” ATTRAENZE
Non c’è castello senza leggende, come ogni leggenda ha un castello cui deve la nascita. Come il Castello Averoldi di Drugolo, riportato agli antichi splendori dal Barone Lando Lanni della Quara. Parte da tale assioma l’idea intrigante di Attanasio. E le leggende nascono spesso intorno a personaggi divenuti fantasmi dopo la loro vita terrena. Spettri “sopravvissuti” alla morte della persona cui appartenevano. Fantasma è ombra fuggente, è orma latente, immagine di persona defunta evocata dalla fantasia allucinata e considerata come reale. E’ dunque un’apparizione “fantasmatica”, una “sublimazione” della persona in cui prima si incarnava. La storia è piena di fantasmi, e la letteratura senza fantasmi sarebbe meno della metà di quanto non sia. Idem il teatro. Senza fantasmi molti capolavori di Shakespeare non sarebbero più tali: se Ofelia non esistesse non esisterebbe nemmeno Amleto, se Re Lear non apparisse in sogno alle figlie il suo fantasma non potrebbe chiedere giustizia. Dante sarebbe meno “divino” di quanto non sia. Il cinema stesso sarebbe meno attrattivo: fantasmi sono protagonisti di innumerevoli film del genere fantastico-visionario. Pure le leggende dei castelli sarebbero meno fascinose e meno suggestive di quanto non siano. Più labili e meno evocative. E nemmeno J. K. Rowling avrebbe potuto scrivere gli otto libri della sua saga di Harry Potter. Come neppure il grande Tolkien sarebbe potuto diventare padre di tutta la letteratura fantastica-onirica con il suo “The Lord of the Rings”. Per dire che ai fantasmi dobbiamo molto, non solo storie ma anche arte, poesia, letteratura. Come “Il fantasma dell’opera”, archetipo di tutti i fantasmi, come i racconti di Poe o le leggende della Transilvania. Vaghe fatuità, fatue vanità, vane voluttà. Eteree alterità, estreme identità, eterne verità. Sublimate materità. Superne posterità. Supreme eredità.
ONIRICHE INSISTENZE, AVITE RICORRENZE, ANTICHE DISSOLVENZE
Insomma, c’è una relazione causale, quasi necessitante, tra leggende e fantasmi. E quindi tra fantasmi e castelli. Per questo ogni castello che si rispetti ha un fantasma che si aggira nelle sue austere stanze, uno spettro che sale ogni notte per le antiche scale. Tra i merli dei torrioni appare ogni plenilunio l’ombra di una castellana suicida, di un’amante tradita, di un bambino scomparso, di una vittima innocente, di un martire eroico. Quanti fantasmi appaiono da sempre nelle storie di ogni tempo in ogni Paese. Attanasio ne fa altrettanti attori delle sue sequenze di interni in bianconero. Ma sono trasparenze sfuggenti, dissolvenze fuggevoli, apparenze aeriformi. Sono proiezioni del nostro inconscio. Oniriche presenze, “spiritiche” ricorrenze. I fantasmi, come le leggende, sono immortali. Vengono dal passato remoto e profondo. Alcuni dalla notte dei tempi. Per questo prediligono i castelli, le dimore umane più longeve. Sono un modo per compensare un vuoto. Sono l’elaborazione di un lutto, l’esorcizzazione di una perdita, l’evocazione di un vacuum, la focalizzazione di un nuptum. Mutevoli e aeriformi, “fluttanti” e fluttuanti, volanti e vagolanti, mutanti e “mutuanti”, vaganti e zigzaganti… aleggiano, arieggiano e volteggiano volubili, volatili e virtuali.
PIU’ CHE “OSCURE” PRESENZE BENEVOLE INCOMBENZE
(COME L’ORMA DELL’AUTORE)
Ma ci sono anche storie di fantasmi meno tragiche di una tradizione che li vuole a tutti i costi testimonianze di foschi drammi o gotiche tragedie. E’ il caso delle leggende di Attanasio ambientate nei castelli bresciani, bergamaschi, cremonesi, mantovani e via itinerando. Qui non è il buio ma la penombra dei chiostri la dimora dei fantasmi. Non la luce ma nemmeno l’oscurità. Sono figli dell’ombra, non delle tenebre. Nascono al tramonto e tramontano all’alba. Per questo si vestono di bianconero e appaiono in chiaroscuro. Vengono sì dalla “notte dei tempi” ma ogni notte rinascono e ricompaiono. Muti, siamo noi che parliamo tramite loro. Anch’essi, come i sogni di Freud, sono l’appagamento di un desiderio, l’apparizione di una aspirazione. Il negativo di un fotogramma. La fotografia dell’anima. Le immagini di Attanasio sono retroilluminate, per questo l’effetto speciale in ambienti oscurati è particolarmente suggestivo. Attraente e ipnotizzante. Perchè anche loro, i fantasmi, sono frutto di una ipnosi, ma non di una allucinazione ottica come i miraggi bensì di una emozione topica (e tropica). In tal senso il fantasma che s’aggira dentro castelli e dietro le leggende è l’ombra dell’autore. L’alter Ego dell’artista. L’orma di Attanasio, che lascia l’impronta di sé sulle antiche scale, nelle austere stanze, tra gli aviti merli dei turriti castelli... mitici e magici, fiabeschi e fatati...
FANTASMI SENZA STORIA
I “BUCHI BIANCHI” DELL’INTIMO UNIVERSO
Non solo senza gloria ma pure senza storia. Attanasio vuole restituire ai fantasmi una “gloria” degna di passare alla storia dei castelli in cui è nata la loro nomea. Ridare loro la dignità di una epopea, l’identità di una leggenda. Riportarli alla luce, non alla luce del giorno ma alla penombra dei chiostri. I fantasmi infatti sono figli della cultura dell’ombra, il chiostro, non della cultura del sole, il capitello. Si addicono più alle civiltà profane che a quelle pagane. Ma essendo alterità misteriche sono anche entità esoteriche. Deriva da qui la loro fascinazione, la loro “sacralità” figlia di un aldilà di cui sono involontari messaggeri e inconsapevoli mediatori. Non sono zombie. Sono gli ineffabili aliti, i carezzevoli soffi, gli animici afflati di alati messaggi. Alitanti essenze di trapassate presenze. Ultraterrene assenze.
Brescia, 30 settembre 2020 - Alessandro Cheula