"C'era una volta" Amelia Pisante | ||
per ascoltare il brano... voce narrante Giuliana Doninelli | ||
Da circa 900 anni la parola castello è entrata a far parte del nostro lessico architettonico, letterario, fiabesco, leggendario dando vita alla storia e alle storie di ogni nazione. Anche le metafore si sono moltiplicate: fare castelli in aria, raccontare un castello di bugie, un leader è come un castello e nell’immaginario collettivo un castello rappresenta quel luogo in cui l’accessibilità sembra interdetta ai comuni mortali, ai poveri, al viandante comune.
Il castello, dunque, come rappresentazione architettonica e concettuale di potere, di egemonia sociale e territoriale, di ricchezza economica, di esclusività padronale, di oscura e misteriosa tana del bene e del male in cui l’umanità si modella o si adegua alle dimensioni della mastodonticità, diventata simbolo di superiorità intangibile e intoccabile.
Castello come habitat naturale di saghe nobiliari, di faide tra potenti caste, come teatro di tragedie vere o fantasiose (l’Amleto shakesperiano ne è il simbolo per eccellenza).
Castello come fortificazione, difesa dal nemico, emblema di guerra in cui i protagonisti non saranno i semplici soldati morti o prezzolati, ma sempre coloro che possiedono e detengono il primato economico e sociale.
Castello come habitat naturale di saghe nobiliari, di faide tra potenti caste, come teatro di tragedie vere o fantasiose (l’Amleto shakesperiano ne è il simbolo per eccellenza).
Castello come fortificazione, difesa dal nemico, emblema di guerra in cui i protagonisti non saranno i semplici soldati morti o prezzolati, ma sempre coloro che possiedono e detengono il primato economico e sociale.
Castello come egemonia della solitudine (unicità e isolamento strutturale sul territorio), costruzione come barriera che vieta l’ingresso “ai non addetti ai lavori”, e come scelta di vita élitaria e autoreferenziale.
Ecco allora, l’ispirazione per quella spinta letteraria che incentiva la creazione di leggende, che nutre il mistero coniugato spesso con l’horror, che diventa interpretazione
dell’ “apparente impossibile” perché nulla ha mai sollecitato la curiosità dell’invisibile, sia nei bambini che negli adulti, quanto la fantasia fiabesca. Il mito, la leggenda, la favola, la fiaba, sanno, forse, raccontare l’inquietudine del subconscio liberandolo, con forma narrativa libera, dalle tensioni e dalle incertezze dei dubbi esistenziali.
Ma un castello è anche quel luogo in cui le voci si spengono e si accendono come tanti lumi dalle fiamme tremolanti, i sogni si alternano alla realtà quotidiana, donne e uomini si misurano con la straordinarietà dei sentimenti e delle emozioni, amore e odio trovano la loro naturale collocazione nella magnificenza delle sale e delle salette. Se i muri possenti e le arcate dei soffitti potessero parlare, ci racconterebbero storie di “ordinario disordine” tipico dell’umano sentire e percepire. Forse dietro ogni porta chiusa si nasconde la voglia di eternità, di non sparire, di rimanere nel tempo esistenziale, di ricomparire “fantasmaticamente” per non rinunciare a quel protagonismo che gli eventi delle storie hanno in qualche modo creato.
Era giusto e inevitabile che anche il web si facesse carico della narrazione storica e non solo, di una catena di così importanti strutture sparse sui territori del mondo, soffermandosi, nel caso di questo sito, su alcuni esemplari che da secoli convivono con le nostre esistenze e la nostra cultura.
Condividiamo, dunque, la bellezza dei castelli, da Padernello a Brescia, da Soncino a Pandino, lasciandoci travolgere dalla voglia di eternità artistica e storica.
Brescia, 1 maggio 2020 - Amelia Pisante