"Palazzo Lechi... sfumature di bianco e nero" di Gloria Ghitti Bressan | ||
per ascoltare il racconto voce narrante Gloria Ghitti Bressan | ||
Se in un giorno brumoso, in cui la nebbia cela ogni cosa, vi recaste a Calvisano, un paese della bassa bresciana, all’ingresso del borgo vi apparirebbe palazzo Lechi, circondato da mura al cui interno, fra i saloni ed il grande parco, è passata la vita di personaggi importanti.
Salvatore Attanasio con i suoi scatti in bianco e nero fa rivivere le donne e gli uomini che qui hanno gioito, sofferto, discusso di strategie militari, ascoltato buona musica da camera, disquisito di libri ed imbandito sontuosi banchetti.
Negli ultimi decenni palazzo Lechi è stato vissuto come il luogo del riposo dove trascorrere alcuni periodi dopo la vita intensa in città.
Ma noi vogliamo pensare che la vera anima della casa sia stata vissuta dai piccoli Lechi di ogni epoca, dentro il palazzo e fuori nel grande parco. Li vediamo giocare con le bambole vestite di trine, con i cavalli a dondolo, con le trottole; rincorrere un cerchio e correre liberi nel verde. Allora Francesca, Giuseppe, Teodoro, Piero e Luigi, che noi conosciamo da adulti, li possiamo immaginare bambini.
A Salvatore, nell’istante in cui entrò per la prima volta nel palazzo, parve di scorgere una figura diafana di donna che gli sorrideva: fu un attimo e subito dopo scomparve. Ma non era la signora della sontuosa casa che Salvatore aveva visto, ma la balia “Ninetta”che, saputo dell’evento, correva fra le stanze a chiamare i suoi bambini. Da lei si presentarono, però, uomini e donne, ma nulla era mutato per tutti loro. Uscirono in giardino e cominciarono a rincorrersi e a giocare sotto le fronde dei salici piangenti, dei faggi e del grande olmo. Ad un suo dolce richiamo tutti si misero in posa e Salvatore con la sua Fuji incominciò il lavoro.
Ai castelli e ai palazzi spesso chi li abitò non torna più, ma le “mamme del cuore” non li lasciano mai.
Ecco che allora Salvatore Attanasio con le sue immagini ci fa riflettere sullo scorrere del tempo: quello che oggi è, ieri era; ed è per questo che siamo fiduciosi che delle emozioni che noi proviamo nulla andrà perduto nel domani che verrà.
Calvisano, marzo 2024, Gloria Ghitti Bressan