"Tra passato e presente: i fantasmi che
incarnano la storia" Letizia Manera | ||
per ascoltare il brano... voce narrante Letizia Manera |
Se mai doveste passare a Calvisano, potreste notare una villa, che si erge sontuosa nei pressi del borgo.
Costruita dai fratelli Polini dal 1723 fino al 1730, anno in cui furono poi abbandonati i lavori, passò successivamente ai conti Lechi, famiglia tuttora proprietaria e da cui il palazzo prende il nome.
È qui che il fotografo Salvatore Attanasio ha scelto di realizzare la sua mostra fotografica, che fa parte di un progetto ben più ampio, chiamato ‘Castelli, fantasmi, leggende’, in cui l’artista ha omaggiato differenti castelli, legando presente e passato.
L’ingegnosa e senza dubbio creativa idea dell’artista mira a creare un’atmosfera suggestiva, proponendo ai presenti un’autentica immersione nel passato.
Il tutto ebbe inizio nel 2019, quando il fotografo visitò il castello di Padernello e conobbe la storia di Biancamaria, figlia del conte Gaspare Martinengo e da cui ebbe origine la leggenda della “Dama Bianca”. La giovane infatti sembrerebbe apparire ogni 10 anni, il 20 luglio, aggirandosi con un libro d’oro in mano, in cui si celerebbe un misterioso segreto.
Attanasio, ispirato da questa emblematica figura, decise dunque di focalizzarsi sui fantasmi (veri o presunti, oggetti di leggende o meno) che incarnerebbero le memorie di questi splendidi castelli, unendo storia e leggenda, allo scopo di far rivivere ai visitatori ciò che fu la quotidianità dei nostri antenati.
Oltre a Calvisano, infatti, sono state fatte mostre a Soncino, Darfo Boario, Pandino e altre località, terminando quindi questa bellissima esperienza/avventura al castello di Pagazzano.
Entrando dunque nel palazzo di Calvisano è possibile ammirare delle fotografie brillantemente realizzate con una tecnica in bianco e nero retroilluminato, le quali mostrano i “fantasmi del passato”, interpretati in questo caso dagli attuali conti Lechi, mentre vivono la loro vita ordinaria.
In questo modo si regala ai visitatori la possibilità di immedesimarsi nella storia della famiglia, permettendo di “rivivere” scene di vita privata, osservando come bambini curiosi mentre sbirciano attraverso una fessura.
L’idea originale riesce sicuramente nel suo intento: crea un ambiente ricco di pathos tale da lasciare ammutoliti, persi nella propria immaginazione sollecitata dallo stile particolare delle fotografie.
Cosa rimane alla fine? La consapevolezza che le vite che ci hanno preceduto forse non erano così differenti dalle nostre, i bisogni quotidiani sanno di normalità e quel passato che talvolta sembra essere così lontano dalla nostra percezione forse è un passato che sa di presente.
Brescia, 20 aprile 2024, Letizia Manera