"Ritratto di castello con fantasma" Massimo Lanzini | ||
Castelli, fantasmi, leggende. A legarli lo scatto di una macchina fotografica. O forse la sensibilità dell’occhio che la guida. Oppure – meglio ancora – il vibrare di un’emozione intima. Che non è il prodotto di uno sguardo, quanto piuttosto la scintilla interiore che lo genera.
Castelli, fantasmi e leggende sono l’orizzonte sul quale si muove il progetto che Salvatore Attanasio lancia in questa estate 2021, così desiderosa di ritrovare occasioni di incontro e di stimolo culturale. Progetto che però ha già saldamente messo un piede nel prossimo autunno e che non ha paura nemmeno di guardare ben più in là, fino a quel 2023 che vedrà Bergamo e Brescia Capitali italiane della cultura.
Nato lo stesso anno dell’Italia della Liberazione, alle spalle una formazione accademica alle Belle Arti di Carrara, instancabile ricercatore e sperimentatore nei campi della pittura, della poesia, della grafica, Salvatore Attanasio ha raccolto nel suo personale approccio alla fotografia tutto il proprio percorso artistico e il proprio tratto umano.
La scintilla che lo ha portato a dar vita al progetto “Castelli, fantasmi, leggende” – racconta – è stata una visita alla scoperta del maniero di Padernello. “Mentre mi guidava un amico, descrivendomi la storia del palazzo e delle famiglie che nei secoli vi avevano vissuto, d’un tratto mi è parso chiarissimo che quelle non erano stanze vuote. In biblioteca, nelle cucine, sullo scalone, nelle soffitte vedevo bambini rincorrersi e giocare, bambine abbandonarsi alle loro fantasie sfogliando le pagine di un libro…”.
Il progetto vive su più piani. Anzitutto un sito web (www.castelli-fantasmi-leggende.it è l’indirizzo internet) sul quale il visitatore troverà una ricca galleria fotografica di numerosissimi castelli. Non solo del territorio bresciano, ma anche facilmente raggiungibili fuori provincia.
Ecco quindi il Cidneo, il già citato Padernello, Gorzone di Darfo, Drugolo e Montichiari. Ma anche Pandino e Soncino nel Cremonese.
Le fotografie – spesso giocate in interno con una delicatissima scelta di luce – rendono tutto il fascino di monumenti ricchi di storia. Nati certo come strutture militari o di controllo territoriale (lo stesso termine “castello” rimanda al latino castrum, l’accampamento fortificato dei Romani) ma nei secoli divenuti dimora, luogo di storie familiari, teatro di gioie, di lutti, di innamoramenti.
Il secondo livello è quello delle mostre. Ormai di fatto in archivio quella inaugurale di Padernello (aperta dal 5 giugno al 4 luglio), il programma prevede nuove vernici. Dopo quella del 17 luglio a Gorzone di Darfo Boario Terme, il 28 agosto sarà a Soncino, il 16 ottobre a Pandino.
Le mostre fotografiche, naturalmente, non ripropongono gli stessi scatti del sito. Ognuna di esse vive sulla base di una vera e propria sceneggiatura quasi cinematografica. Sono immagini che raccontano – o meglio, evocano – una storia. Padernello, ad esempio, è la quinta teatrale sulla quale si srotola – antica ed eterna al contempo – la vicenda della Dama Bianca.
Un racconto delicato nato dalla vicenda umana e reale di Bianca Maria Martinengo, la figlia di Gaspare Martinengo e di Caterina Colleoni che proprio nel maniero di Borgo San Giacomo trovò quattordicenne la serenità e – insieme – la tragica morte. Bianca Maria Martinengo, racconta la tradizione, abita ancora Padernello.
È il fantasma della Dama Bianca, che ogni dieci anni si mostra sul torrione più antico.
Fantasma è termine dalle radici profonde. Alla sua origine troviamo il verbo greco fàinomai che significa “mi mostro”. Fantasma, insomma, è ciò che appare. Ciò che è dotato di una realtà non fisica ma che non per questo è meno rilevante.
Dallo stesso verbo greco infatti arrivano in italiano i termini “fantasia” (ovvero la capacità di creare immagini, di elaborare percorsi mentali, di alimentare idee e progetti, di vedere cose anche là dove la cruda ottusità del concreto le negherebbe) ed “epifania” (ovvero l’atto di mostrare la propria vera natura, di mostrarsi per quel che davvero si è, come Gesù bambino riconosciuto re dai Magi).
E un’epifania è il racconto che emerge dalle fotografie che Salvatore Attanasio ha messo in mostra a Padernello. Figure evanescenti, evocate, trasparenti ma capaci di prendere vita all’interno dei locali del maniero. Qui il frusciare veloce di una gonna. Là il riso allegro di una bambina. Più in fondo il richiamo di giochi infantili. Lungo lo stesso sentiero si muoveranno le prossime mostre.
A Gorzone le quindici immagini in esposizione (retroilluminate, in rigoroso bianconero) guidano il visitatore all’evocazione delle vicende sentimentali, della vita e della morte del giovane castellano. A Soncino – nei locali del Museo della Stampa – una narrazione per immagini ispirata alla “Leggenda delle due torri”. A Pandino, infine, gli scatti narreranno del genio di Marius Stroppa, ospite illustre delle stanze del castello.
Tre, come dicevamo, i livelli su cui si articola il progetto di Salvatore Attanasio.
Il terzo – dopo il sito e dopo le mostre in programma – è quello della narrazione. Della “leggenda”, insomma, che già nel termine richiama il gerundio latino, il modo del dovere: ciò che deve essere letto, raccontato, tramandato. Cosa sarebbero le vicende dei santi, dei protagonisti dei miti, degli eroi della guerra e della pace – ma anche della giovane Bianca Maria – se le comunità non le avessero ascoltate, custodite, tramandate?
Il terzo livello, quello del racconto, trova spazio sul sito con una crescente antologia di testi, poesie, narrazioni di autori che Salvatore ha saputo coinvolgere e che dalle vicende legate agli storici manieri si sono lasciati ispirare.
Castelli, fantasmi e leggende quindi. Per un progetto che ha come filo conduttore lo scatto di una macchina fotografica. O forse l’intensità di un’emozione intima.
Che sola, come in un’epifania, può farci scoprire la realtà per quello che davvero è.
Brescia, luglio 2021, Massimo Lanzini