giuseppe nova - castelli-fantasmi-leggende

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I castelli e i fantasmi, allegoria di un’emozione
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Premetto che non sono un grande intenditore di arte fotografica, ma ogni espressione artistica, secondo me, è tale se riesce a trasmettere un’emozione, un sentimento o una qualsiasi impressione positiva. Visitando la mostra dell’amico Salvatore Attanasio, ma anche sfogliando le pagine del suo sito intitolato “Castelli, Fantasmi, Leggende”, non si può non restarne affascinati e provare, soprattutto per chi come me ama la storia e le leggende, un’intensa emozione e quel senso di ispirazione, cioè il famoso “Gedanke” che, come diceva Johann Wolfgang von Goethe, lo assaliva regolarmente ogni qualvolta si trovava «ammirato di fronte ad una bellezza italiana», durante i suoi lunghi soggiorni nel nostro Paese. Senza voler fare irriverenti paragoni con  l’inventore del concetto di “Weltliteratur”, alcuni “pensieri” d’impulso sono maturati anche in me, davanti ad una forma d’arte che non conoscevo appieno e su cui mi ero solo semplicemente soffermato a “guardare”  e non, invece, a “pensare”.
Innanzitutto il titolo: “Castelli, Fantasmi, Leggende”. Si capisce subito, essendo tutto riportato in maiuscolo, che per Attanasio non si tratta solo di meri termini descrittivi, ma di profondi concetti circostanziati, una sorta di ampi contenitori dove depositare il frutto delle sue ricerche e renderle condivisibili a chiunque ne capisca il senso. Se ci soffermiamo un momento su questa combinazione di termini che fornisce il titolo ad una interessante e coinvolgente ricerca, volutamente sospesa tra storia e leggenda, si possono facilmente intuire le diverse motivazioni che hanno stimolato l’autore ad intraprendere questo specifico ed inedito percorso. In primo luogo l’accostamento di un antico simbolo di potere, come il castello, con un simulacro della fantasia e delle paure popolari, come il fantasma, significa indagare su uno dei più discussi argomenti che hanno da sempre interessato i cenacoli filosofici e le adunanze culturali, vale a dire l’intreccio tra umano e soprannaturale.
Certo dare pari dignità ai due simboli non è affatto facile, si rischia di privilegiare uno dei due fattori, ma l’attenta ricerca dell’autore e l’intelligente tecnica adottata, non solo non turba l’equilibrio dell’immagine, ma al contrario riesce ad esaltarne la lettura.
In secondo luogo la scelta di un dettaglio o di una particolare angolazione come opzione artistica, può essere letta come fosse una studiata cornice in cui inserire il “fantasma”, oppure come fosse l’ideale ambito tramite il quale far rivivere il “castello”. In ogni caso la scelta dell’autore rimane comunque aperta: la stanza fa da intelaiatura al personaggio, allo stesso identico modo che il personaggio rende viva la stanza. Semplicemente geniale!
Ma secondo me c’è un’ulteriore motivazione, non meno importante, anche se decisamente più sottile, più personale e, quindi, meno appariscente: il messaggio che l’artista intende dare a coloro che si soffermano ad interpretare le sue opere. Un messaggio positivo, una sorta di comunicazione senza parole, solo visiva, che però suscita sentimenti, interpretazioni ed un vortice di emozioni. Emozioni diverse, a seconda del grado di sensibilità dello spettatore, ma comunque una gamma di sentimenti personali che l’autore lascia alla libera decifrazione, al libero commento. Sono proprio quelle emozioni che l’opera dell’artista riuscirà a suscitare, la vera motivazione, il vero obiettivo dell’autore che ha creato l’immagine. Non importa se sarà la stessa emozione che ha mosso la sua mano o, al contrario, una completamente diversa. L’importante è suscitare un’emozione e, come disse il famoso maestro Michelangelo Merisi, detto il “Caravaggio, l’artista avrà raggiunto il suo obiettivo e ricevuto il suo giusto “compenso”.

Brescia, 1 agosto 2023, Giuseppe Nova
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