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Parte da tale trinomio “catelli-fantasmi-leggende” l’idea intri-
gante di Attanasio. E le leggende nascono spesso intorno a
personaggi divenuti fantasmi dopo la loro vita terrena. Spet-
tri “sopravvissuti” alla morte della persona cui apparteneva-
no. Fantasma è ombra fuggente, è orma latente, immagine di
persona defunta evocata dalla fantasia allucinata e considerata
come reale. E’ dunque un’apparizione “fantasmatica”, una “su-
blimazione” della persona in cui prima si incarnava. La storia è
piena di fantasmi, e la letteratura senza fantasmi sarebbe meno
della metà di quanto non sia. Idem il teatro. Senza fantasmi
molti capolavori di Shakespeare non sarebbero più tali: se Ofe-
lia non esistesse non esisterebbe nemmeno Amleto, se Euridi-
ce non ci fosse non ci sarebbe nemmeno Orfeo, se Re Lear non
apparisse in sogno alle figlie il suo fantasma non potrebbe chie-
dere giustizia. Dante sarebbe meno “divino” di quanto non sia e
la letteratura gotica, come la mitologia germanica e celtica, sa-
rebbe meno suggestiva e fascinosa di quanto non sia. Il cinema
stesso sarebbe meno attrattivo: fantasmi sono protagonisti di
innumerevoli film del genere fantastico-visionario. Pure le leg-
gende dei castelli sarebbero meno fascinose e meno suggestive
di quanto non siano. Più labili e meno evocative. E nemmeno
J. K. Rowling avrebbe potuto scrivere gli otto libri della sua
saga di Harry Potter. Come neppure il grande Tolkien sarebbe
potuto diventare padre di tutta la letteratura fantastica-onirica
con il suo “The Lord of the Rings”. Per dire che ai fantasmi dob-
biamo molto, non solo storie ma anche arte, poesia, letteratura.
Come “Il fantasma dell’opera”, archetipo di tutti i fantasmi,
come i racconti di Poe o le leggende della Transilvania, il Dra-
cula di Brahm Stoker. Vaghe fatuità, fatue vanità, vane voluttà.
Eteree alterità, estreme identità, eterne verità. Sublimi rarità,
Superne posterità. Supreme eredità. Superbe vetustà. In una
parola: sublimate materità.
Nell’immagine, il Castello di Drugolo, Lonato del Garda, del Barone Lando Lanni della Quara
ONIRICHE INSISTENZE,
AVITE RICORRENZE, ANTICHE DISSOLVENZE
AMBITE RESILIENZE, ti”, vaganti e zigzaganti… aleggiano, arieggiano e volteggiano vo- allucinazione ottica come i miraggi bensì di una emozione topica
AUDITE RENITENZE, ARDITE RIAPPARENZE lubili, volatili e virtuali. (e tropica). In tal senso il fantasma che s’aggira dentro castelli
e dietro le leggende è l’ombra dell’autore. L’alter Ego dell’arti-
PIU’ CHE “OSCURE” PRESENZE BENEVOLE INCOMBENZE sta. L’orma di Attanasio, che lascia l’impronta di sé sulle antiche
Insomma, c’è una relazione causale, quasi necessitante, tra leg-
(COME L’ORMA DELL’AUTORE) scale, nelle austere stanze, tra gli aviti merli dei turriti castelli...
gende e fantasmi. E quindi tra fantasmi e castelli. Per questo
mitici e magici, fiabeschi e fatati...
ogni castello che si rispetti ha un fantasma che si aggira nel-
Ma ci sono anche storie di fantasmi meno tragiche di una tradi-
le sue austere stanze, uno spettro che sale ogni notte per le
zione che li vuole a tutti i costi testimonianze di foschi drammi FANTASMI SENZA STORIA
antiche scale. Tra i merli dei torrioni appare ogni plenilunio
o gotiche tragedie. E’ il caso delle leggende di Attanasio ambien- I “BUCHI BIANCHI” DEL NOSTRO UNIVERSO
l’ombra di una castellana suicida, di un’amante tradita, di un
tate nei castelli bresciani, bergamaschi, cremonesi, mantovani e Non solo senza gloria ma pure senza storia. Attanasio vuole re-
bambino scomparso, di una vittima innocente, di un martire
via itinerando. Qui non è il buio ma la penombra dei chiostri la stituire ai fantasmi una “gloria” degna di passare alla storia dei
eroico. Quanti fantasmi appaiono da sempre nelle storie di ogni
dimora dei fantasmi. Non la luce ma nemmeno l’oscurità. Sono castelli in cui è nata la loro nomea. Ridare loro la dignità di una
tempo in ogni Paese. Attanasio ne fa altrettanti attori delle sue
figli dell’ombra, non delle tenebre. Albeggiano al tramonto e tra- epopea, l’identità di una leggenda. Riportarli alla luce, non alla
sequenze di interni in bianconero. Ma sono trasparenze sfug-
montano all’alba. Per questo si vestono di bianconero e appaiono luce del giorno ma alla penombra dei chiostri. I fantasmi infatti
genti, dissolvenze fuggevoli, apparenze aeriformi. Sono proie-
in chiaroscuro. Vengono sì dalla “notte dei tempi” ma ogni notte sono figli della cultura dell’ombra, il chiostro, non della cultura
zioni del nostro inconscio. Oniriche presenze, “spiritiche” ricor-
rinascono e ricompaiono. Muti, siamo noi che parliamo tramite del sole, il capitello. Si addicono più alle civiltà profane che a
renze. I fantasmi, come le leggende, sono immortali. Vengono
loro. Anch’essi, come i sogni di Freud, sono l’appagamento di un quelle pagane. Ma essendo alterità misteriche sono anche entità
dal passato remoto e profondo. Alcuni dalla notte dei tempi.
desiderio, l’apparizione di una aspirazione. Il negativo di un foto- esoteriche. Deriva da qui la loro fascinazione, la loro “sacralità” fi-
Per questo prediligono i castelli, le dimore umane più longeve.
gramma. La fotografia dell’anima. Le immagini di Attanasio sono glia di un aldilà di cui sono involontari messaggeri e inconsapevoli
Sono un modo per compensare un vuoto. Sono l’elaborazione
retroilluminate, per questo l’effetto speciale in ambienti oscurati mediatori. Non sono zombie. Sono gli ineffabili aliti, i carezzevoli
di un lutto, l’esorcizzazione di una perdita, l’evocazione di un
è particolarmente suggestivo. Attraente e ipnotizzante. Perchè soffi, gli animici afflati di alati messaggi. Alitanti presenze di tra-
vacuum, la focalizzazione di un nuptum. Mutevoli e aeriformi, Nell’immagine, il Castello di Padernello,
(ph Fotolive) anche loro, i fantasmi, sono frutto di una ipnosi, ma non di una passate assenze. E ultraterrene essenze.
“fluttanti” e fluttuanti, volanti e vagolanti, mutanti e “mutuan-
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